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Dall'autore: capitolo (digressione) dal mio libro “Basilisk: A Strange Tale of Sex and Dasein”, il libro è stato pubblicato nel 2010. nella casa editrice "Aletheia", San Pietroburgo. Com'è difficile, quasi impossibile, esprimere quel variopinto groviglio di sensazioni, immagini, sentimenti, volti che si dipana nella mia anima... ciò che un tempo era vicino, amato, spaventoso, odiato. ..quelli che io amavo e lui odiava, chi giocava e da chi dipendeva...quelli a cui faceva soffrire, e quelli da cui soffriva.... amore, che ogni volta si rivelava una compensazione per l'odio nevrotico, la paura, la dipendenza, qualcosa che una volta era incompiuto: nella prima infanzia, nel grembo materno, nell'eterno mito della Grande Dea... la lotta per l'attenzione, il riconoscimento , per un posto al sole... la battaglia di tutti contro tutti... la solitudine più profonda davanti al proprio sguardo indifferente, davanti al proprio sguardo comprensivo, davanti al proprio sguardo umiliante, davanti agli sguardi : beffardo, spaventato, triste, arrabbiato, comprensivo... Signore, perché sto facendo questo gioco pazzesco con me stesso? - nel dipanarsi della coscienza, gli occhi lampeggiano, i sorrisi, le smorfie di disperazione e di dolore, le lacrime di qualcuno... le lacrime incontrollabili di qualcuno... sono vere, o anche questo fa parte dell'atto generale?... lo spietato, nudo la realtà, svolgendosi davanti a me, si schianta nell'anima con migliaia di volti che nascondono dietro di loro qualcosa di reale; in questo momento capisco che tutto in questo gioco mostruoso e diabolico è reale, a volte affascinante, a volte disgustoso, inebriante e che fa riflettere, spaventoso e noioso... perché? Per quello? perché?.. potrei scrivere un centinaio di risposte intelligenti, basate su teorie attentamente verificate e testate dall'esperienza, tuttavia contraddittorie tra loro, ma ora tutte queste risposte sono bugie!.. puoi guardare da dentro questo groviglio, da dentro l'estasi , dolore lancinante, paura soffocante, interesse divorante e malinconia senza speranza, si può guardare dall'esterno, con distacco: tutte queste opinioni sono altrettanto probabilmente vere e altrettanto false, un gioco d'azzardo creato da un piano ingegnoso, dove tutto è preso tenuto conto e pagato... no, qui evidentemente manca qualcosa: tornano le descrizioni, le metafore, e l'essenza, che sembrava finalmente catturata, è ancora una volta scivolata via, il nervo nudo della vita, preso nella trappola della consapevolezza, si ricopre di nuovo di una crosta anestetica, e la ferita più dolce smette di sanguinare, l'anima sprofonda nel solito crepuscolo, il pacificante crepuscolo dell'oblio di sé ... perché abbiamo tutti bisogno di questo beato, mostruoso, disgustoso, inebriante e un'esperienza affascinante che un giorno scomparirà nella terra o nelle ceneri? – ricostituirà il tesoro dell’inconscio collettivo, arricchirà l’esistenza di dei, archetipi e spiriti? - forse allora sei entrato nella mia vita - Basilisco, rompendo centinaia di serrature, divieti e la trama di una vita smidollata e sicura destinata dai miei genitori? - no, sei arrivato alla mia chiamata inspiegabile, ora lo capisco più chiaramente che mai; quindi chi di noi gioca contro chi ed è davvero un gioco?... Non ho risposte a tutte queste domande, domande che bruciano i miei nervi scoperti, che a volte grido in modo straziante nel vuoto della mia coscienza , in tali momenti il ​​solito caos di conclusioni, idee sparse su se stesso e sull'essere si dissipa, e nasce l'impressione che la coscienza stessa sia come una certa figura in piedi sull'orlo di un abisso senza fondo e che urla silenziosamente nel freddo e trasparente abisso cosmico silenzioso, urla non perché voglia sentire una risposta, no, si sa addirittura in anticipo che non ci sono risposte e non può essere, semplicemente non c'è la possibilità di tacere, e di gridare, di liberare le parole bloccate da qualche parte nel angoli nascosti di se stessi per scuotere il vuoto, essere l'unico attore e spettatore-ascoltatore di questo dramma - è necessario: avendolo incontrato in se stessi, non si può più respingerlo nell'inconscio; come scriveva Heidegger negli anni del tramonto: “non è l'uomo che parla con il linguaggio, ma il linguaggio stesso parla se stesso attraverso l'uomo”... ebbene, anche così, questo non cambia nulla, ricordo le meravigliose parole che il linguaggio pronunciava attraverso il Nonno : la cosa migliore che l'uomo possa fare della sua vita, questa…