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All'inizio del suo insegnamento, Lacan ha messo in primo piano il simbolico, insistendo così sull'opposizione fonemica fort - da (là - qui) in questo gioco ripetuto legato all’assenza della madre. Sottolinea soprattutto la relazione del soggetto con il significante. Nel Seminario XI di Lacan, l'essere del soggetto si situa nella bobina stessa. È la bobina che arriva nel punto in cui si apre il buco, il varco causato dall'assenza della madre. La bobina cessa di essere una madre: «La bobina con cui il bambino gioca non incarna la madre che si allontana, non la figura dell'Altro in cui il soggetto si proietta, ma «quel piccolo qualcosa appartenente al soggetto che, essendo separato da lui, continua ad essere trattenuto dal soggetto. La bobina incarna quella ferita autoinflitta, a partire dalla quale si costruisce l’intero ordine del significante”. Lacan aggiunge che tutto ciò è come la struttura di un fantasma Parlando nel Seminario XI del gioco “Fort-da”, Lacan immagina cose che si avvicinano al desiderio della madre, al desiderio dell'Altro; con l'introduzione dell'Altro cancellato, cioè segnato dal desiderio, e non solo dal significante Altro. Questo desiderio dell'Altro-Incrociato serve come condizione perché il bambino possa giocare, se lo desidera. Quindi separa e piazza la sua scommessa sull'oggetto (il prototipo di a). Mentre gioca, si separa dall'Altro e crea così la propria risposta all'incontro del desiderio dell'Altro. Il soggetto può reagire all'assenza della madre in diversi modi: è completamente smarrito di fronte questa mancanza nell’Altro o, nella migliore delle ipotesi, inventa il gioco come via d’uscita dalla situazione attuale. Diverse forme cliniche mostrano il gioco che si produce nella relazione dell'oggetto con questa parte perduta di sé di fronte al desiderio dell'Altro. Così, in questo Seminario, il complemento del soggetto viene dal soggetto stesso, dal suo stesso corpo , per colmare la lacuna associata al significante "quella parte di sé che non va mai perduta". È la perdita stessa del soggetto che appare come effetto della sua scrittura ad avere significato. È così che l'Altro viene rappresentato come il luogo del desiderio che può produrre questa separazione. È a partire da questo punto che il soggetto dovrà elaborare la propria risposta, scommettendo sull'oggetto a. Ed è a questo punto che si può delineare la traiettoria del desiderio nella relazione tra il soggetto e l'Altro. Come sottolinea J. Lacan nel Seminario XI, “L'oggetto del desiderio è la causa del desiderio. Cioè, questo oggetto stesso evoca il desiderio. È un oggetto di attrazione, ad es. l'oggetto attorno al quale ruota la pulsione. È coinvolto nell’attrazione”. Estratto dalla relazione di F. Stass al IX seminario del Campo freudiano “Dall'attrazione all'oggetto a».